Neonati prematuri, un trattamento riduce il rischio di disabilità

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Nel corso di un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Bristol, è stata dimostrata l’efficacia della tecnica di “lavaggio cerebrale” messa a punto dall’ateneo statunitense più di dieci anni fa. Il trattamento di “Drenaggio; irrigazione e terapia fibrinolitica” (DRIFT) permette di ridurre il rischio di gravi disabilità nell’apprendimento e paralisi cerebrale per i neonati prematuri che hanno subito una grave emorragia intraventricolare. Sulla rivista specializzata Archives of Diseases in Childhood, gli autori della ricerca spiegano di aver concluso un’analisi durata più di dieci anni basata su questa terapia che lava i ventricoli del cervello.

I risultati del trattamento

I dieci anni di analisi hanno permesso ai ricercatori dell’Università di Bristol di valutare il livello di disabilità dei neonati prematuri che hanno subito un’emorragia cerebrale. I risultati ottenuti dal team indicano che i bimbi che avevano ricevuto il trattamento di “Drenaggio; irrigazione e terapia fibrinolitica” avevano quasi il doppio delle probabilità di sopravvivere senza gravi disabilità cognitive rispetto a quelli che invece avevano ricevuto un trattamento standard. “L’emorragia cerebrale è una delle complicanze più gravi della nascita prematura. La condizione può causare significative lesioni cerebrali che possono determinare delle significative difficoltà di apprendimento”, spiega Karen Luyt, la coordinatrice dello studio.

Lo studio di follow up

Durante lo studio di follow up, i ricercatori hanno valutato le condizioni di 52 dei 65 sopravvissuti al primo trial randomizzato del trattamento di “Drenaggio; irrigazione e terapia fibrinolitica”, che venne condotto su 77 bambini prematuri che avevano subito una grave emorragia cerebrale. 39 di questi bimbi vennero trattati con la terapia DRIFT, mentre altri 38 ricevettero un trattamento standard. La nuova ricerca indica che per i membri del primo gruppo le probabilità di sopravvivere senza gravi disabilità cognitive sono quasi raddoppiate, così come quelle di frequentare normalmente la scuola e l’università. “Speriamo che questi risultati possano supportare l’implementazione del trattamento DRIFT”, conclude Luyt.

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